Muhammad Alì nasce a Louisville, Kentucky (Usa) con il nome di Cassius Clay, il 18 gennaio 1942. Dotato di un fisico eccezionale (altezza 191 centimetri per un peso di 96 chili), è ancora considerato uno, se non il più forte, peso massimo di pugilato del mondo. Nella sua carriera ha disputato ben 61 incontri da professionista di cui 56 vinti (37 per Ko) e 5 persi. Ha sostenuto per ben 25 volte gli incontri per il titolo mondiale e ne ha vinti ben 22. Ancora giovane, ha inoltre vinto le Olimpiadi di Roma, nel 1960, nei mediomassimi.
Sin dagli inizi di carriera, Alì si contraddistinse come una figura carismatica, controversa e polarizzante sia dentro che fuori dal ring di pugilato.Il suo enorme impatto mediatico e soprattutto sociale non ebbe precedenti nel mondo agonistico. È tra gli sportivi più conosciuti di tutti i tempi, essendo stato nominato “sportivo del secolo” da periodici quali Sports Illustrated e “personalità sportiva del secolo” dalla BBC. Autore di diversi best seller come The Greatest: My Own Story e The Soul of a Butterfly.Il pugilato è uno sport duro e proprio in questa disciplina, dall’età di 12 anni, comincia ad allenarsi un certo Cassius Clay, quello che da lì a poco sarebbe diventato uno dei più famosi e apprezzati sportivi della storia, un personaggio che fuori e dentro il ring è riuscito a focalizzare l’attenzione del mondo e non solo degli appassionati di noble art. Ha 12 anni quando gli rubano la bicicletta, si rivolge spaventato ad un poliziotto che nel tempo libero fa l’allenatore. Inizia così a frequentare la palestra Columbia, dove mette in mostra il suo talento.Lo stile di combattimento di Ali era molto particolare: nonostante fosse agilissimo aveva anche una grande potenza, testimoniato dai molti KO inflitti ai suoi avversari. Muhammad Ali martellava a distanza l’avversario con i suoi diretti e montanti. Sul ring si muove di continuo in una specie di danza, che finisce per ipnotizzare avversari e spettatori. E’ velocissimo, longilineo e potente al tempo stesso. Ha una mobilità sulle gambe e un pugno incredibili se rapportati alle sue misure. Questo talento naturale gli permette di ignorare alcune tecniche fondamentali della boxe. Spesso sferra il colpo indietreggiando anziché accompagnandolo col peso del corpo. In difesa invece di raccogliersi contro i colpi dell’avversario, se ne sottrae tirandosi indietro. Con le lunghe braccia riesce sempre a colpire l’avversario con delle combinazioni micidiali.Nella sua brillante carriera, Cassius Clay si mise in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistando l’oro nella categoria dei mediomassimi. Nel 1961 passò al professionismo e 2 anni dopo (25 febbraio 1964) a Miami conquistò per la prima volta la corona di Campione del Mondo dei pesi massimi, battendo il campione in carica Sonny Liston per abbandono all’inizio dell’ ottava ripresa. Il match di rivincita con Liston si disputò nel 1965 a Lewinston nel Maine. Dopo appena un minuto Mohammed colpì l’avversario con un colpo d’incontro apparentemente innocuo, passato alla storia come il cosiddetto pugno fantasma (the phantom punch). Liston rimase al tappeto apparentemente tramortito; Clay sembrò consapevole di non aver colpito così duramente lo sfidante e lo invitò con veemenza ad alzarsi per continuare il combattimento. Gli esperti hanno visionato al rallentatore la ripresa, il colpo di Clay, assestato da brevissima distanza e quasi invisibile, sembra aver colpito la tempia dell’avversario, che in quel momento stava portando un attacco con il suo caratteristico stile ed era fortemente sbilanciato in avanti.In seguito ad alcuni eventi, Cassius Clay si converte all’islam cambiando il suo nome in Muhammad Alì, mentre difende con onore il suo titolo mondiale spazzando via, uno ad uno, tutti gli avversari che lo sfidano, dissipando tutti i dubbi sul suo reale valore di atleta. Improvvisamente però gli Stati Uniti entrano in guerra contro il Vietnam, Muhammad Alì si rifiuta di arruolarsi. Affermando di essere un “ministro della religione islamica” si definì “obiettore di coscienza”, venne condannato da una giuria composta di soli bianchi a cinque anni di reclusione. Inizia con questa presa di posizione la sua “disobbedienza civile” che lo porterà a una sospensione per squalifica di due anni dalla attività agonistica. La giustizia americana lo dichiarò decaduto dal suo titolo, gli venne ritirato il patentino (quindi non poteva più boxare), il passaporto (era perciò costretto a risiedere negli Stati Uniti).
Torna sul ring nel 1970, quattro anni dopo: il pugile che ama definirsi “leggero come una farfalla e pungente come un’ape” riconquista, in una mitica sfida notturna in Africa, nella città di Kinshasa in Zaire, il titolo dei massimi con uno dei gesti atletici più belli e intensi della storia del pugilato, nel match contro George Foreman. In quell’incontro, nelle prime riprese, sembra che Muhammad Alì abbia la peggio sull’avversario, non fa altro che incassare colpi terribili e tutti pensano che sia solo questione di tempo prima che finisca al tappeto. Ma all’ottava ripresa contro ogni pronostico stende a terra un Foreman oramai stremato. E’ l’incontro del secolo: il più bello e intenso in assoluto! Questo match lo ha consacrato a leggenda, è lui il numero uno e lo sarà ancora per molto tempo.Negli anni avvenire respinge tutti gli attacchi degli sfidanti, spazzandoli via uno dietro l’altro con estrema facilità. Mitici rimarranno anche gli incontri con Joe Frazier che passeranno alla storia del pugilato moderno. Il mito, oramai trentaseienne si incontra con un giovane e turbolento avversario Leon Spinks, e viene sconfitto, ma torna a ruggire ancora una volta umiliandolo nella rivincita. Combatté per l’ultima volta l’11 dicembre 1981 contro Trevor Berbick e perse per decisione unanime ai punti dopo dieci round. In quel combattimento Ali apparve molto lento nei movimenti e il suo allenatore Angelo Dundee disse che lui parlava più lentamente del solito: erano chiari sintomi del Morbo di Parkinson.Ritiratosi definitivamente dall’attività agonistica nel 1981, nel 1984 gli fu definitivamente diagnosticato il morbo di Parkinson e ha commosso e stupito il mondo apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996; in quell’occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960, poiché si narra che abbia gettato l’originale in un fiume come plateale gesto di protesta verso il suo Paese e la perdurante discriminazione razziale.Nel 1991 si è recato a Bagdad per parlare personalmente con Saddam Hussein, allo scopo di evitare la guerra con gli Stati Uniti ormai alle porte.Nel 1986 Muhammad e Veronica divorziarono e alla fine di quell’anno l’ex-campione si sposò con Yolanda ‘Lonnie’ Ali, la figlia di due vecchi amici dei suoi genitori. Qualche anno dopo adottarono un bambino di nome Asaad Amin.Il 20 dicembre 2014, Ali venne ricoverato in ospedale per un caso delicato di polmonite. Venne poi curato ancora una volta il 15 gennaio 2015, per un’infezione del tratto urinario. È stato dimesso il giorno successivo.L’ultima visita in ospedale di Ali fu proprio il 2 giugno 2016 a Scottsdale, in Arizona, per delle complicazioni respiratorie, e rimase ricoverato per due giorni. Nonostante le sue condizioni fossero definite normali, sono poi peggiorate: il giorno dopo, alle 6.30 del mattino, ora italiana, l’ex campione del mondo dei pesi massimi moriva a 74 anni per uno shock settico, sopraggiunto in seguito all’aggravarsi del suo stato di salute. Subito dopo il decesso la figlia, Laila Ali, ha detto che il suo cuore ha continuato a battere per mezz’ora, quasi come se si rifiutasse di fermarsi.Ali è stato commemorato a livello globale e un portavoce ha detto che la sua famiglia “crede certamente che Muhammad era un cittadino del mondo … e sanno che il mondo piange con lui.” Greg Fischer, il sindaco di Louisville, ha dichiarato: “Muhammad Ali appartiene al mondo. Ma lui ha una sola città natale.” Si sono uniti al cordoglio anche gli sportivi e i personaggi famosi che lo avevano conosciuto e amato.I funerali sono iniziati a Louisville il 9 giugno 2016, con la ?al?t al-Jan?zah, la tipica preghiera funebre islamica, alla Freedom Hall del Kentucky Exposition Center. Un corteo funebre ha attraversato le strade di Louisville, Kentucky, il 10 giugno, terminando al cimitero di Cave Hill Cemetery, dove si è svolta una cerimonia di sepoltura privata. Un servizio commemorativo pubblico per Ali al Louisville KFC Yum! Centre si è tenuto nel pomeriggio del 10 giugno, dove hanno reso omaggio al campione l’ex Presidente Bill Clinton, il giornalista televisivo Bryan Gumbel e l’attore Billy Crystal, amico intimo di Ali da 42 anni.Il grande atleta, dotato di una forza di volontà e di un carattere d’acciaio, non si era fatto moralmente sconfiggere dalla malattia e ha continuato a combattere le sue battaglie di pace, in difesa dei diritti civili, rimanendo per sempre un simbolo per la popolazione di colore americana.Da www.wikisport.eu, l’enciclopedia mondiale dello sport di Daniele Masala
SPORT E CULTURA, CON AICS E DANIELE MASALA VIAGGIO NELLA VITA DEI CAMPIONI: NACQUE OGGI MUHAMMAD ALI’
