
In realtà, l’opera di Gaspari è molto di più di un atto d’amore per quel treno che aveva rapito la sua immaginazione fin dalla più tenera età, senza più liberarlo. Una passione che si è concretata in varie forme: dalla redazione di articoli per riviste specializzate alla realizzazione, per un’azienda svizzera, di un prototipo in scala della E554, una celebre locomotiva italiana trifase; dalla collezione di modelli ferroviari al montaggio di locomotive a vapore perfettamente funzionanti, alla raccolta e collazione di documenti e immagini del mondo ferroviario.
Quella di Gaspari è una vera e propria operazione culturale; è il mettere un punto fermo nelle storie di una parte del Paese che rischiavano di vedersi depositare la polvere dell’oblio. La pubblicazione, infatti, oltre al testo (redatto in italiano e in inglese, e corredato da un imponente apparato iconografico), propone anche la riproduzione di oltre un centinaio di cartografie relative al tracciato della ferrovia, di profili delle gallerie, della struttura di locomotori e di vagoni.
Il lavoro, in realtà, prende le mosse inquadrando lo stato delle comunicazioni tra Venezia e il Tirolo, a partire dall’epoca romana. Presenta la loro evoluzione durante il Medioevo per arrivare a introdurre i profondi cambiamenti maturati a fine del 1700. E poi la ‘Grande guerra’, il suo impatto sui progetti ferroviari tra Cadore e Tirolo, cui seguirono gli anni del completamento della tratta, i primi anni dell’esercizio a vapore e quelli dell’elettrificazione. Gaspari analizza, con minuzia, il successo che arrise alla ferrovia negli anni ’30, arrivata a essere considerata la miglior ferrovia italiana a scartamento ridotto.
Ancora, nel testo passano davanti agli occhi la seconda guerra mondiale, il dopoguerra, gli anni che portarono ai Giochi del 1956, il declino, la soppressione, le alienazioni, le demolizioni e gli smantellamenti. In chiusura, Gaspari si pone (e propone al lettore) alcune questioni. “Una delle domande più frequenti che mi vengono rivolte riguardo al ‘trenino’ è questa: perché è stato soppresso? Una domanda più che legittima, se si considera che questa ferrovia, per i costi di realizzazione, la sua utilità sociale e la sua complessità strutturale, costituiva una grande ricchezza tecnica e umana; e svolgeva una funzione fondamentale del settore trasporti nel Cadore e nell’Ampezzano. Le motivazioni che ne decretarono la fine si possono riassumere così: 1) il forte calo del traffico dovuto all’affermarsi sempre più massiccio dei mezzi su strada; 2) elevati costi di esercizio in rapporto ai bassi introiti realizzati; 3) mancata opposizione alla soppressione da parte degli enti locali. Una chiusura che non può che diventare una sollecitazione a non perdere l’occasione, che pare affacciarsi, di ripensare al trasporto su rotaia nella parte alta della provincia. Un tema, questo, ripreso anche da consigliere regionale, Franco Gidoni, intervenuto a Padova alla presentazione ufficiale della pubblicazione.
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(Nella foto, la consegna del volume al governatore del Veneto Luca Zaia)
(Nella foto, la consegna del volume al governatore del Veneto Luca Zaia)