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SPORT E CULTURA, CON AiCS E DANIELE MASALA VIAGGIO NELLA VITA DEI CAMPIONI: NACQUE OGGI MICHELE ALBORETO
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SPORT E CULTURA, CON AiCS E DANIELE MASALA VIAGGIO NELLA VITA DEI CAMPIONI: NACQUE OGGI MICHELE ALBORETO

Dicembre 20th, 2021

Michele Alboreto (Milano, 23 dicembre 1956 – Klettwitz, 25 aprile 2001) è stato un pilota automobilistico italiano. Trascorse buona parte della propria carriera in Formula 1 e fu l’ultimo italiano a vincere una gara alla guida di una Ferrari.

Carriera

Michele Alboreto è stato un pilota grintoso e abile nel fornire precise indicazioni ai suoi ingegneri, perse la vita sul circuito di Lausitzring. Alboreto nacque il 23 dicembre del 1956 a Milano. Il padre era un rappresentante, mentre la madre era un’impiegata comunale. Ottenuto il diploma di perito industriale cominciò a lavorare come operaio in una fabbrica. Fin dalla giovane età, però, era interessato al mondo delle corse e fece le sue prime esperienze guidando moto. Nel 1976 prese parte al campionato di Formula Monza correndo per la Scuderia Salvati, al volante di una vettura costruita dal pilota stesso e da alcuni amici. Successivamente concluse quarto in classifica piloti e ottenne una vittoria che gli permise di esordire, a fine anno, anche in una gara di Formula 3, categoria in cui corse negli anni seguenti e dove vinse un mondiale nel 1980. Già al suo primo anno nella categoria concluse secondo, disputa nel 1981 il campionato europeo di Formula 2 alla guida delle vetture della Minardi. Nel frattempo gareggiò anche nella Endurance nella quale fu assunto dalla Lancia Corse, dal 1980 al 1982 ebbe occasione di disputare corse alla guida di una Lancia Beta Montecarlo. Grazie ai buoni risultati ottenuti nelle formule minori ebbe l’occasione di debuttare in Formula 1 nel 1981 con il team di Ken Tyrrell. La scarsa competitività e affidabilità del mezzo impedirono, però, ad Alboreto di ottenere risultati utili. Non andò mai oltre il nono posto. Chiuse dunque la sua stagione in Formula 1 senza aver conquistato punti. Per il 1982 Alboreto venne confermato alla Tyrrell, giunse sesto in Brasile e fu in grado di replicare il medesimo piazzamento anche a Long Beach. La buona serie di risultati lo catapultò all’attenzione di diverse scuderie, ma Ken Tyrrell non era disposto a privarsene, se non per cifre elevate. Enzo Ferrari riservò al pilota parole di stima sia dal lato professionale sia da quello umano, assicurandogli un posto nella sua squadra per il 1984. Alboreto, rimasto colpito, ringraziò il costruttore, ma affermò di doversi soprattutto concentrare sulla stagione in corso. Due settimane più tardi, al Gran Premio di Las Vegas, colse il primo successo della sua carriera che gli permise di piazzarsi ottavo in classifica piloti con venticinque punti ottenuti. Nel 1983 la Tyrrell poté avvalersi di una buona dote economica, vista l’entrata della Benetton come sponsor della casa inglese. Lo stesso proprietario parecchio ottimista del team si dichiarò, lodando Alboreto e affermando che avrebbe potuto lottare per la vittoria del titolo. Nei fatti, però, la monoposto si dimostrò ben poco competitiva, soffrendo soprattutto il fatto di non avere un motore turbo, ma un aspirato, inferiore alla concorrenza, a fine stagione chiuderà dodicesimo. Sempre a fine stagione viene ufficializzato il suo passaggio alla Ferrari. Qui nonostante i buoni risultati ottenuti durante i test invernali e le elevate aspettative del pilota la stagione si rivelò nel complesso deludente, concluse al quarto posto in classifica piloti con 30,5 punti. Le premesse per il 1985 erano comunque buone, la vettura si dimostrava competitiva e veloce. La stagione visse, nel complesso, di un lungo testa a testa con Prost, nel quale il milanese vinse a San Marino ed in Germania, ma il duello si concluse a favore del francese a causa, soprattutto, di un calo di affidabilità della Ferrari nelle ultime gare, dovuto all’introduzione di un nuovo motore. Quest’ultimo presentava problemi di surriscaldamento dovuti a un inadeguato impianto di recupero dell’olio e cominciarono a sorgere problemi alle turbine. Alboreto, infatti, nelle ultime cinque gare non riuscì più a raggiungere la zona punti, venendo sempre costretto al ritiro. Nel 1986 venne presentata la nuova F1-86, che avrebbe dovuto affrontare la nuova stagione, ma all’esordio al Gran Premio del Brasile erano stati eseguiti solo pochi collaudi sul circuito di Fiorano e Alboreto stesso affermò di non poter fare una previsione sul comportamento della monoposto in gara. Problemi di affidabilità e di aderenza, rappresentarono infatti un limite sia per Alboreto sia per il suo compagno di squadra Stefan Johansson. In gara fu costretto al ritiro per un guasto all’impianto della benzina. La Ferrari individuò come causa dei continui guasti al motore le turbine prodotte dalla casa tedesca KKK, programmandone la sostituzione con le Garrett. I guasti continuarono e Alboreto era dato per partente a fine stagione, ma un secondo posto ottenuto al Gran Premio D’Austria fu un’iniezione di fiducia, concluse al nono posto in classifica. Per la nuova stagione la Ferrari ingaggiò come compagno di squadra di Alboreto l’austriaco Gerhard Berger. Il rapporto tra i due, inizialmente, non fu buono. Nonostante Alboreto venisse considerato prima guida, John Barnard, progettista della squadra, decise di curare direttamente soltanto la monoposto dell’austriaco. I primi test, però, non parvero dare risultati confortanti visto che Williams e Lotus fecero registrare tempi nettamente inferiori; concluse il mondiale al settimo posto in classifica. Nell’88’ la casa di Maranello era considerata tra le favorite nella lotta per il titolo e gli stessi test invernali sembrarono dare ottime indicazioni. Nei fatti, però, la stagione venne dominata dalla McLaren, con i piloti Ayrton Senna e Alain Prost in grado di aggiudicarsi quindici gare su sedici, questo fu l’ultimo anno alla Ferrari perché egli fu sostituito da Mansell, a fine stagione così si accordò con la Tyrrell, unica scuderia in grado di assegnargli un posto per la stagione seguente. L’avventura con la casa britannica durò metà stagione a causa di dissidi dovuti al fatto che gli assegnarono la vettura dello scorso anno, egli rescisse il contratto e si accordò con la Larousse per guidare una delle sue vetture fino alla fine della stagione, dopo di che passò alla Arrows con la quale iniziò a correre dalla stagione successiva (1990). La vettura si rivelò già dall’inizio lontana dalle squadre di vertice e Alboreto non andò oltre un nono posto in Portogallo e chiuse la classifica piloti con 0 punti. Il 1991 fu ancora peggiore, l’Arrows adottò il motore Porsche ma quest’ultimo si rivelò di scarsa potenza tanto che il pilota milanese e il suo compagno di scuderia stentavano a qualificarsi. La squadra così tornò ad adottare un motore Ford, dopo ad una ferita ad una gamba che gli costarono 15 punti di sutura, Alboreto riuscì a finire solo due gare. Nel 1992 la Arrows passò ad un motore Mugen, inizialmente la stagione sembrava essere la fotocopia dell’anno seguente invece, dal Gran premio del Brasile Alboreto iniziò ad anellare risultati utili che si susseguirono in maniera consecutiva come sesto posto, quinto, settimo, chiuse decimo nella classifica piloti e fu quello che compì più chilometri durante l’anno (quota 4418). Nel 93’ passa alla Scuderia Italia ma non è una stagione degna di nota, non va oltre due undicesimi posti e chiude la classifica piloti con nessun punto iridato. La stagione 94 l’ultima in formula uno è caratterizzata dalla fusione della Scuderia Italia con la Minardi, ad Imola, in un Gran Premio funestato dalle morti di Senna e Ratzenberger, fu anch’egli protagonista di un grave incidente: mentre usciva dai box, dopo una sosta, perse una gomma a circa 140 km/h, ferendo tre meccanici della Ferrari, uno della Lotus e uno della Benetton, che vennero poi curati in ospedale. Questo episodio portò Alboreto a rivolgersi alla FIA, al fine di spingerla a imporre un regolamento per limitare la velocità nella pit lane. Durante la stagione non ottenne risultati utili e a dicembre annunciò il ritiro dalla Formula uno per passare al campionato tedesco DTM. Oltre al campionato automobilistico tedesco per il quale corse con l’Alfa Romeo, partecipò anche al campionato IMSA e gli anni seguenti alla 24 ore di Daytona, alle 12 ore di Sebring ma soprattutto alle 24 ore di Le Mans. In questa competizione corse con la Audi R8r e nel 2001 ottenne la sua ultima vittoria.

L’incidente

Il 25 aprile 2001 morì in un incidente al Lausitzring, mentre effettuava i collaudi delle nuove Audi R8 Sport in preparazione della 24 Ore di Le Mans del 2001. Alboreto era alla guida lungo un rettilineo, quando la sua auto uscì dal tracciato, colpì una recinzione e si capovolse oltre, dopo un volo di un centinaio di metri. Secondo l’inchiesta il pilota italiano morì sul colpo a causa dello schianto, provocato dalla foratura dello pneumatico posteriore sinistro, e dai fatti gli investigatori supposero che né il pilota, né il circuito fossero responsabili per l’incidente. Rimpatriata la salma in Italia, i funerali si svolsero dopo tre giorni a Basiglio.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala, giornalista e campione olimpionico

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