
Il prof. Maurizio Magli sul significato sociologico del pugilato: “è necessario trasformare il pugilato da sport ‘di nicchia’ a sport diffuso per affrontare il problema educativo. Ma come? Occorre valutare a questo punto l’importanza del pugilato per la formazione dei giovani. Questi giovani non appartengono più alle classi sociali meno abbienti che si avvicinavano alla boxe per sfuggire alla miseria. Oggi i giovani devono sfuggire alla miseria esistenziale e la “noble art” si può riconfermare tale. La boxe è inoltre uno sport veloce dove il contrasto può risolversi con rapida efficacia. Alla fine degli anni 60 conobbi Al Silvani che allenava Benvenuti e gli chiesi se negli Stati Uniti nella boxe era previsto l’uso dei pesi per l’allenamento. Mi rispose di no e che gli esercizi erano quelli a corpo libero. L’esito di tali esercizi era quello di un corpo agile, forte e veloce ovvero potente. Infine, il pugilato è uno sport di difesa, perché chi lo pratica ai vari livelli possiede nella vita quotidiana quella sicurezza che gli permette di affrontare eventuali rischi. L’esercizio della boxe è un deterrente in quanto comunica al prepotente di turno il rischio che corre. Basta mettersi in guardia e l’altro capisce. Così chi pratica la boxe supera la paura dello scontro fisico. Per una guardia normale il gancio sinistro è un’arma formidabile, vedi Nino Benvenuti e il suo stile di boxe: diretto sinistro replicato a stantuffo- gancio sinistro- diretto destro, e con il passo indietro, il montante destro. (vedi il k.o. inflitto a Mazzinghi nel primo incontro dei super welter il 18 giugno 1965). In conclusione, la boxe permette a tutti di formarsi fisicamente in modo esemplare. Permette inoltre di assumere maggiore sicurezza e, non a caso, si sta diffondendo anche nel mondo femminile. Il pugilato potrebbe essere proposto come formazione fisica basilare anche nelle scuole”.
Questo IV Memorial dedicato a Serafino D’Onofrio vuole ricordare ai giovani l’importanza dell’impegno ventennale avuto dal Presidente A.I.C.S. nell’ambito del pugilato bolognese. Insieme a Sergio Rosa, nel 1999 fece risorgere il Santo Stefano della boxe che non veniva più organizzato a Bologna da 16 anni. Nel 2000, contribuì al riconoscimento del pugilato femminile da parte delle istituzioni. In una conferenza stampa dedicata a questo evento a cui prese parte Katia Belillo, allora Ministra delle Pari Opportunità, D’Onofrio la sensibilizzò sul fatto che le donne non potevano praticare pugilato agonistico in Italia. Belillo interessò l’allora Ministro della Sanità Umberto Veronesi, che studiata la situazione, l’anno seguente, firmò un decreto che permise alle donne di salire sul ring. Nel 2015 Serafino, unitamente a Moreno Barbi, ideò il San Petronio del pugilato, divenuto dopo la sua prematura scomparsa “Memorial Serafino D’Onofrio”.
Ingresso gratuito
Per approfondimenti: https://www.aicsbologna.it/2025/09/29/iv-memorial-serafino-donofrio/


