Alla vigilia del 25 Novembre, la cerimonia è stata dedicata all’impegno dello sport contro la violenza di genere 

Si è svolta lunedì 24 novembre, nel prestigioso Salone d’Onore del CONI a Roma, la cerimonia di consegna della 42ª edizione del Premio AiCS di Cultura Sportiva Beppe Viola. Una serata intensa, condotta con professionalità e calore dalla giornalista Rai Simona Rolandi, che ha celebrato storie di sport, impegno sociale e passione autentica.
Il premio, promosso dall’associazione “Beppe Viola” assieme ad AiCS e intitolato alla memoria del giornalista sportivo Beppe Viola, riconosce ogni anno figure che, attraverso il proprio percorso professionale o personale, hanno promosso una visione dello sport etica, inclusiva e al servizio della collettività.

I premiati di quest’anno sono stati:

Javier Zanetti, vicepresidente dell’Inter, per il suo esempio di lealtà e responsabilità dentro e fuori dal campo;
Alessio Romagnoli (Lazio) e Gianluca Mancini (Roma), come giovani calciatori in grado di incarnare i valori positivi dello sport;
Sebastiano Nela, ex calciatore e opinionista, per la capacità di raccontare lo sport con equilibrio e competenza;
Alberto Rimedio, giornalista Rai, voce delle emozioni azzurre;
Elisabetta Esposito, giornalista Gazzetta dello Sport, per il suo lavoro (anche) sulla parità di genere nello sport;
Diana Bianchedi, Chief Strategy & Legacy Officer Fondazione Milano Cortina 2026, per il suo impegno nel costruire un’Olimpiade inclusiva;
Manuela Olivieri, presidente della Fondazione Mennea, per il lavoro nella promozione del fair play e del sostegno dei più piccoli, nella memoria dell’indimenticato Pietro Mennea;
Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone Calcio, per il modello gestionale a forte impatto sociale;
Mauro Fusano, presidente dell’Acd Guidonia, per la dedizione al calcio di base e alla comunità.

Durante l’evento, il presidente di AiCS Bruno Molea ha sottolineato come il Premio Beppe Viola rappresenti “la sintesi tra lo sport vissuto come strumento di crescita culturale e sociale e il bisogno di riconoscere chi, a volte sotto i riflettori e altre lontano dagli stessi,  lavora ogni giorno per uno sport migliore”.

Un momento di festa, ma anche di responsabilità: perché la cultura sportiva è l’anima profonda dello sport per tutti.

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