L’Aquila di Filottrano, dal Giro d’Italia alla tragedia che lo strappò alla vita ad appena 37 anni

Michele Scarponi nacque il 25 settembre 1979 a Jesi, nelle Marche, e crebbe a Filottrano (Ancona), un borgo che resterà sempre il suo punto di riferimento. Sin da piccolo mostrò una naturale predisposizione per la bicicletta: amava allenarsi sulle strade collinari della sua terra, sviluppando resistenza e grinta.

Gli inizi nel ciclismo

Dopo i successi nelle categorie giovanili, passò dilettante e si mise subito in evidenza per il talento in salita. Nel 2002 debuttò tra i professionisti con la Acqua & Sapone di Cipollini, entrando così nel grande ciclismo. Da subito si fece notare per il carattere estroverso e la generosità nelle corse.

Carriera professionistica

Scarponi fu un corridore completo, ma soprattutto uno scalatore puro, capace di grandi imprese nelle corse a tappe.

2009: vinse la Settimana Ciclistica Lombarda e il Giro del Trentino, iniziando a imporsi come uomo di classifica.

2011: il momento più alto della carriera: divenne vincitore del Giro d’Italia 2011, dopo la squalifica di Alberto Contador. Era già arrivato quarto in quella edizione, ma con la retrocessione degli avversari fu promosso a vincitore.

2013: passò all’Astana, diventando una preziosa spalla per Vincenzo Nibali, con cui instaurò un rapporto di grande amicizia.

2014: contribuì da gregario di lusso al successo di Nibali al Tour de France, lasciando un segno indelebile nella squadra e nel ciclismo italiano.

Stile e personalità

Scarponi non era soltanto un ciclista di talento, ma anche un uomo dal carattere solare. Era conosciuto come il “clown del gruppo”, sempre pronto a scherzare, a strappare sorrisi e a stemperare la tensione delle gare. La sua simpatia lo rese amatissimo dai tifosi e rispettato dai colleghi.

In gara, però, si trasformava: determinato, coraggioso, capace di sacrificarsi per i compagni ma anche di attaccare con orgoglio quando aveva la libertà di farlo.

La tragedia

Il 22 aprile 2017, pochi giorni dopo aver corso come capitano dell’Astana al Tour of the Alps (dove vinse la prima tappa), Michele Scarponi perse la vita in un tragico incidente stradale. Mentre si allenava vicino a casa sua a Filottrano, fu investito da un furgone a un incrocio. Aveva 37 anni.

La sua morte sconvolse il mondo del ciclismo: a poche settimane dal Giro d’Italia 2017, che avrebbe dovuto correre da capitano dell’Astana, lasciò un vuoto enorme.

Eredità e memoria

Dopo la sua scomparsa, Michele Scarponi è diventato un simbolo non solo di sport, ma anche di umanità, sacrificio e passione.

Nel 2018 è stata istituita la Fondazione Michele Scarponi, che si occupa di sicurezza stradale e tutela dei ciclisti.

A Filottrano gli è stato dedicato un monumento e ogni anno si tiene il Memorial Michele Scarponi, corsa ciclistica in sua memoria.

Era legatissimo al suo pappagallo Frankje, diventato a sua volta simbolo della sua ironia e spontaneità.

Conclusione

Michele Scarponi resterà per sempre nella memoria collettiva come “l’Aquila di Filottrano”: un campione autentico, generoso, capace di vincere il Giro d’Italia ma anche di sacrificarsi per gli altri. Un uomo che, con il suo sorriso e la sua bontà, ha lasciato un segno che va oltre lo sport.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpionico

Fonte foto: Di Wessel Blokzijl – https://www.flickr.com/photos/wblokzijl/26234558754/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99302321

L’Aquila di Filottrano, dal Giro d’Italia alla tragedia che lo strappò alla vita ad appena 37 anni

Michele Scarponi nacque il 25 settembre 1979 a Jesi, nelle Marche, e crebbe a Filottrano (Ancona), un borgo che resterà sempre il suo punto di riferimento. Sin da piccolo mostrò una naturale predisposizione per la bicicletta: amava allenarsi sulle strade collinari della sua terra, sviluppando resistenza e grinta.

Gli inizi nel ciclismo

Dopo i successi nelle categorie giovanili, passò dilettante e si mise subito in evidenza per il talento in salita. Nel 2002 debuttò tra i professionisti con la Acqua & Sapone di Cipollini, entrando così nel grande ciclismo. Da subito si fece notare per il carattere estroverso e la generosità nelle corse.

Carriera professionistica

Scarponi fu un corridore completo, ma soprattutto uno scalatore puro, capace di grandi imprese nelle corse a tappe.

2009: vinse la Settimana Ciclistica Lombarda e il Giro del Trentino, iniziando a imporsi come uomo di classifica.

2011: il momento più alto della carriera: divenne vincitore del Giro d’Italia 2011, dopo la squalifica di Alberto Contador. Era già arrivato quarto in quella edizione, ma con la retrocessione degli avversari fu promosso a vincitore.

2013: passò all’Astana, diventando una preziosa spalla per Vincenzo Nibali, con cui instaurò un rapporto di grande amicizia.

2014: contribuì da gregario di lusso al successo di Nibali al Tour de France, lasciando un segno indelebile nella squadra e nel ciclismo italiano.

Stile e personalità

Scarponi non era soltanto un ciclista di talento, ma anche un uomo dal carattere solare. Era conosciuto come il “clown del gruppo”, sempre pronto a scherzare, a strappare sorrisi e a stemperare la tensione delle gare. La sua simpatia lo rese amatissimo dai tifosi e rispettato dai colleghi.

In gara, però, si trasformava: determinato, coraggioso, capace di sacrificarsi per i compagni ma anche di attaccare con orgoglio quando aveva la libertà di farlo.

La tragedia

Il 22 aprile 2017, pochi giorni dopo aver corso come capitano dell’Astana al Tour of the Alps (dove vinse la prima tappa), Michele Scarponi perse la vita in un tragico incidente stradale. Mentre si allenava vicino a casa sua a Filottrano, fu investito da un furgone a un incrocio. Aveva 37 anni.

La sua morte sconvolse il mondo del ciclismo: a poche settimane dal Giro d’Italia 2017, che avrebbe dovuto correre da capitano dell’Astana, lasciò un vuoto enorme.

Eredità e memoria

Dopo la sua scomparsa, Michele Scarponi è diventato un simbolo non solo di sport, ma anche di umanità, sacrificio e passione.

Nel 2018 è stata istituita la Fondazione Michele Scarponi, che si occupa di sicurezza stradale e tutela dei ciclisti.

A Filottrano gli è stato dedicato un monumento e ogni anno si tiene il Memorial Michele Scarponi, corsa ciclistica in sua memoria.

Era legatissimo al suo pappagallo Frankje, diventato a sua volta simbolo della sua ironia e spontaneità.

Conclusione

Michele Scarponi resterà per sempre nella memoria collettiva come “l’Aquila di Filottrano”: un campione autentico, generoso, capace di vincere il Giro d’Italia ma anche di sacrificarsi per gli altri. Un uomo che, con il suo sorriso e la sua bontà, ha lasciato un segno che va oltre lo sport.

Da Wikisport.eu, enciclopedia mondiale dello sport a cura di Daniele Masala – giornalista e campione olimpionico

Fonte foto: Di Wessel Blokzijl – https://www.flickr.com/photos/wblokzijl/26234558754/, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=99302321